In ricordo di Moreno Giovannini: 23 settembre 2013

Ho conosciuto Moreno Giovannini quando, all’inizio degli anni ’80, giovane sedicenne, mi iscrissi al Partito Socialista – Sezione Centro – di Pietrasanta . Ed avevo scelto il PSI per la sua lunga tradizione libertaria e perché prima mio nonno Enzo e poi Stenio Dini mi avevano incoraggiato verso quella scelta, loro che erano due “vecchi socialisti”, polemici e ribelli, che poi era la caratteristica di tutti i socialisti.

Frequentavo volentieri la sezione e man mano che prendevo confidenza con l’ambiente e coi compagni ,più mi appassionavo; assistevo interessato alle lunghe discussioni di partito, mai noiose, sempre molto partecipate e dove tutti si potevano esprimere liberamente, sollecitati, in questo, dall’allora segretario Alessandrini. Talvolta mi chiedevo come facesse Moreno, oberato dai suoi impegni istituzionali di Sindaco, a trovare il tempo di partecipare assiduamente alle riunioni; e lo rivedo ancora, seduto al grande tavolo, con l’immancabile sigaretta in bocca, seguire attento, senza interrompere, per poi intervenire, con il suo fare diretto, schietto, concreto.

Solo più tardi ho capito di aver vissuto momenti irripetibili, di aver conosciuto persone straordinarie e tra queste Moreno Giovannini; solo più tardi ho capito che allora la politica si faceva con la passione nel cuore ed il dibattito e lo scontro, spesso turbolento ed animato, finiva senza ruggini o rancori, con una generale bevuta al bar Michelangelo, da Sirio, in Piazza Duomo oppure con uno spuntino, a notte fonda, al Gatto nero o all’Enoteca Marcucci, che al tempo non si affacciava ancora alla ribalta della notorietà.

La sua amministrazione (dal novembre ‘85 al luglio ‘92), attenta alla realtà del presente, ma con una visione già volta al futuro, pose le basi sulle quali Pietrasanta poi si sviluppò e crebbe e con le quali si meritò l’appellativo di “Piccola Atene”. Sotto la sua guida si portarono a termine importanti opere pubbliche (la Chiesa del S. Agostino, il Teatro Comunale, il Terminal Bus, il sottopasso ferroviario ,l’ampliamento del Bagno Pietrasanta, il rifacimento di Via Garibaldi e di Viale S. Francesco, (quest’ultimo progettato dagli insegnanti e dagli allievi dell’Istituito d’Arte Stagio Stagi); si chiuse al traffico la Piazza del Duomo, si avviò la pedonalizzazione del centro storico; si realizzarono i parcheggi; si iniziò a parlare di apertura serale dei negozi ; della passeggiata sul Viale Roma, a Tonfano; si inaugurò la stagione dei grandi artisti e delle esposizioni in Piazza; dei concerti, sempre in Piazza, collegati con la Versiliana, quella Versiliana che lui non amava molto, perché troppo mondana e salottiera, ripeteva sovente; fu lui a spronare il Circolo Culturale F.lli Rosselli, del quale era socio, a sviluppare il premio “Pietrasanta e la Versilia nel mondo” , perché è con quel premio, è bene ricordare, che si invogliarono gli artisti a donare alla Città una delle loro opere (Botero, Messina, Mitoraj, Bleifeld, Mutu, Folon , Sheppard). Furono, dunque, anni fecondi, di impegni concreti nel campo dello sport e del sociale (ne va di esempio La realizzazione del Centro di accoglimento dei profughi extracomunitari – perché, lui diceva, va salvaguardata la dignità di tutti-); anche di innovazioni amministrative (fu approvato il primo Statuto del Comune e si pose attenzione alla valorizzazione del patrimonio comunale); di nuovi rapporti con alcune Città europee (nella cittadina tedesca di Grenzach lo ricordano tutt’ora), per conoscere usi e costumi diversi, per rinsaldare conoscenze ed amicizie.

Purtroppo, con i primi anni novanta, la deriva comunista, la trasformazione del vecchio PCI nel PDS, la scissione e la nascita di Rifondazione comunista, portò scossoni anche sugli equilibri dell’amministrazione di Pietrasanta; l’ uscita dalla Giunta di Rifondazione prima e dei repubblicani poi (in maggioranza soltanto dal 1989), costrinse alle dimissioni il Sindaco Giovannini, che tuttavia si adoperò strenuamente per scongiurare la venuta del commissario prefettizio ed al fine di non compromettere del tutto l’avvio del già finanziato programma di opere pubbliche, propose la candidatura a Sindaco del consigliere anziano Sirio Macchiarini, che, nell’agosto del 1992, il Consiglio comunale nominò nella carica.

Poi, con la fine dei partiti della prima repubblica, con le drammatiche vicende che travolsero il Partito Socialista a livello nazionale e dopo che gli ex PCI, rifiutarono, per cecità politica e spregiudicato calcolo elettorale, l’alleanza con i socialisti alle elezioni amministrative del giugno 1993, Moreno si allontanò dalla politica, amareggiato e deluso anche dall’atteggiamento dei vecchi alleati, con i quali, per oltre trenta anni, aveva condiviso scelte e programmi. Ma pur allontanandosi dalla politica attiva, Moreno continuò a difendere ed a diffondere gli ideali socialisti, senza rinnegarne gli uomini e la storia. Anche più avanti, pur lusingato dalle proposte di varie formazioni politiche, Moreno rifiutò di scendere nuovamente in campo, fiero dei propri convincimenti, della propria coerenza, della propria visione di uomo libero e pensante. Non smise, però, di guardare alla politica, che restò, nonostante tutto, la sua passione. E mi piaceva, al Circolo Rosselli o al bar Michelangelo, oppure a casa sua, quando qualche acciacco gli impediva di uscire, parlare di politica con lui, ascoltare le sue analisi, sempre acute e concrete, le sue considerazioni sull’amministrazione locale, che auspicava attenta, dinamica, vicina ai bisogni della gente e che invece, lui diceva, ultimamente, non lo era più.

Moreno era uomo rigoroso, dal carattere non facile, spigoloso, leale e sincero; dalla mentalità aperta ai giovani ed al futuro; era rimasto un socialista di altri tempi, quando la parola data era un valore, quando la politica era considerata servizio, sacrificio, rinuncia e non invece tornaconto personale; quando il rigore morale, il comportamento e l’etica, erano regole di vita. Ed è anche per questo, per gli esempi che mi ha dato, che l' ho stimato ed apprezzato.

Sapevo che non stava troppo bene, ma sapevo anche che ci vedeva volentieri, me ed Antonio, che spesso andavamo da lui. Durante le nostre visite, parlava volentieri di politica, del Circolo, delle cose che non andavano anche da noi, a Pietrasanta. Ultimamente, seppure contento della nostra presenza, era sempre più stanco, pareva quasi assente da ciò che gli raccontavamo, lui, così sempre arguto, aggiornato, attento.

Ci ha lasciato di notte, in maniera discreta, come era suo solito fare, quasi timoroso di troppo disturbare. Ci mancherà; mi mancherà, ma nel suo ricordo rimarranno in me le sue idee, l’amore per la sua Pietrasanta, i suoi ideali di Uomo e di Socialista “di altri tempi” e nel suo ricordo rivedrò quel mazzo di garofani rossi, che per lui erano un simbolo importante e che lo hanno accompagnato nell’ultimo suo viaggio.

 


Alessandro Tosi

Presidente Circolo Fratelli Rosselli Pietrasanta

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