Viva nel marmo l'anima del mito.

Premio anno 2008

Viva nel marmo l'anima del mito.

Il nume, la dea, l'eroe (o l'evento a cui è legata la loro metamorfosi interiore) non assumono mai un aspetto definito nei dettagli, tanto meno descritto a tutto tondo. Le loro forme non fanno che appena emergere, balenare e rifluire all'interno d'una materie marmorea che resta dominante nella sua naturalità. Ci appaiono come figure immerse in una loro possibilità di esistere, piuttosto che già decise interamente nella loro essenza. Anche la loro stessa connotazione simbolica insegue il suo incerto compimento. Quasi c'invocano d'essere finalmente liberate dall'involucro che ancora le imprigiona. E proprio in questa loro mobilità d'immagine dimostrano uno dei loro tratti poetici più convincenti.
 
 
 
"Per me non c'è cosa più bella che attaccare un blocco di marmo con ferro e mazzuolo in mano, cercando di farne uscire fuori figure umane. La passione che io provo per l'arte del passato vicino e remoto è talmente importante, per me, che mi trovo a camminare verso il futuro in retromarcia". A.Schonk

Biografia

Schonk Aart (Laren, NDL, 1946)

 

Dopo aver conseguito il diploma di Liceo Classico, dal 1966 al '71 frequenta la Rijksacademie di Amsterdam, dove studia Disegno Modellato e scultura, qui poi a sua volta insegna Anatomia (1972-'86). Nel 1968 arriva a Carrara dove frequenta gli Studi Nicoli e realizza la sua prima scultura in marmo. Visita Pietrasanta e nel 1976 inizia a scolpire presso lo Studio Ceccotti. Da allora vive tra l'Olanda e Pietrasanta dove realizza le proprie opere nel suo studio e presso le Fonderie Del Chiaro, Da Prato e L'Arte. Appasssionato di mitologia greca, romana ed egiziana, lavora a taglio diretto, senza pratiche di copia, uso dei punti o ingrandimento, nè usa macchine o martello pneumatico, servendosi invece di mazzuolo di ferro e attrezzi con le teste temperate. Si ricordano, inoltre, in Inghiletrra le mostre presso il Chilford Hall Park, Cambridge (1996) e i Botanic Gardens, Leicester University, Inghilterra (2003).